Negli ultimi anni la morosità negli affitti è diventata una realtà sempre più presente nel mercato immobiliare italiano. Non si tratta solo di situazioni eccezionali, ma di un fenomeno che riguarda anche famiglie che fino a poco tempo fa erano considerate affidabili e puntuali nei pagamenti.
Le statistiche ufficiali mostrano come oltre un inquilino su dieci sia in arretrato con il canone, con percentuali che crescono tra i redditi più bassi, nelle famiglie numerose o in presenza di condizioni lavorative instabili. Allo stesso tempo, i tempi di recupero del credito e le procedure di sfratto si confermano tra le più lunghe d’Europa, con effetti che incidono sulla serenità dei proprietari.
In questo articolo analizzeremo i dati aggiornati al 2025 per comprendere da vicino le diverse sfaccettature del problema: dalle fasce di canone più colpite ai costi delle procedure legali, dai periodi di vacanza post-sfratto alle implicazioni macroeconomiche. Un quadro completo che permette di valutare con consapevolezza come la morosità incida concretamente sulla gestione degli immobili in affitto.
Aumento della morosità: trend in crescita
Secondo gli ultimi dati ISTAT, oltre il 12% delle famiglie in affitto risulta in arretrato con il pagamento del canone. Si tratta di una percentuale significativa, che evidenzia come il rischio di mancato pagamento non sia più un evento raro ma una condizione diffusa. La morosità non riguarda soltanto gli inquilini con redditi bassi o situazioni lavorative precarie: anche famiglie storicamente puntuali si trovano sempre più spesso in difficoltà, a causa dell’aumento del costo della vita e della minore stabilità occupazionale.
Questo andamento conferma un trend in crescita che interessa l’intero mercato italiano e che incide direttamente sulla capacità dei proprietari di gestire con serenità i propri immobili.
Fasce di canone più colpite dalla morosità
La morosità si concentra soprattutto nei contratti con canoni più bassi. Oltre il 63% dei casi riguarda affitti inferiori a 500 euro al mese, mentre anche nella fascia fino a 1.000 euro l’incidenza rimane significativa. Si tratta di una soglia importante perché rappresenta la maggioranza delle locazioni stipulate in Italia: sono proprio gli immobili destinati a famiglie con redditi medio-bassi a risultare più esposti al rischio di mancato pagamento.
Durata media di uno sfratto
Le stime basate su casi pratici suggeriscono che, in assenza di opposizione, uno sfratto per morosità può concludersi in circa 3-6 mesi dal momento della notificazione. Quando invece l’inquilino si oppone o emergono complicazioni procedurali, i tempi possono estendersi sensibilmente, arrivando a 18-36 mesi.
Queste cifre derivano da stime legali e dati settoriali; le tempistiche effettive possono variare molto a seconda della località, del carico dei tribunali e delle condizioni particolari di ciascun caso.
Costi dello sfratto
Uno sfratto per morosità comporta spese rilevanti che ricadono interamente sul proprietario. I costi minimi comprendono contributi e diritti fissi che si aggirano intorno ai 700 euro. A questi vanno aggiunte le parcelle legali, che in base al valore della causa e alla complessità del procedimento possono variare tra 2.500 e 4.000 euro. In diversi casi, il totale supera facilmente i 5.000 euro.
Si tratta di un onere che si somma ai canoni non riscossi, aggravando ulteriormente le perdite subite dal locatore.
Tempo di recupero del credito
Il recupero dei canoni non pagati risulta nella maggior parte dei casi estremamente difficile. Anche quando il procedimento legale va a buon fine, i proprietari riescono spesso a ottenere soltanto rientri parziali e dopo lunghi periodi di attesa. Alcune stime di settore indicano che, nei casi più complessi, il recupero può richiedere oltre 36 mesi (Avvocatoflash) e che mediamente un immobile in affitto accumula circa 10 mensilità perse ogni 10 anni, a cui si sommano circa 1.800 euro di spese legali (Unione Immobiliare).
La situazione peggiora quando la morosità supera i 12 mesi: in circa due terzi dei casi il credito risulta di fatto inesigibile (Il Sole 24 Ore), soprattutto se l’inquilino è disoccupato o privo di beni aggredibili. In queste circostanze, la perdita diventa definitiva e si aggiunge ai costi già sostenuti dal locatore.
Per ridurre il rischio alla base, la scelta dell’inquilino giusto è fondamentale. Non basta affidarsi a documenti o prime impressioni: servono criteri chiari e controlli adeguati. Abbiamo raccolto i consigli pratici dei nostri esperti in una guida dedicata, pensata per aiutarti a selezionare un conduttore realmente affidabile.
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Rischio locativo generalizzato e quadro macroeconomico
Il rischio di morosità non riguarda solo le fasce più fragili della popolazione, ma può interessare chiunque. I dati ISTAT mostrano che tra i disoccupati oltre il 22% delle famiglie in affitto è in arretrato con il pagamento del canone, ma anche nuclei considerati “affidabili” possono trovarsi improvvisamente in difficoltà a causa di eventi inattesi come la perdita del lavoro, spese impreviste o crisi familiari. Questo rende la morosità un rischio trasversale, che non può essere escluso a priori nemmeno nei contratti stipulati con inquilini storicamente puntuali.
A questa fragilità diffusa si sommano le condizioni macroeconomiche degli ultimi anni. Nel 2022 il potere d’acquisto delle famiglie italiane si è ridotto dell’1,6% (ISTAT), mentre nel 2024, a fronte di un aumento del reddito disponibile del 2,7%, la crescita reale si è fermata all’1,3% (Repubblica/ISTAT). Nel 2025 l’indice ISTAT FOI continua a segnare variazioni positive (+1,4% ad agosto), segno che l’inflazione resta presente. Parallelamente, i tassi di interesse più alti hanno reso più onerosi i mutui e ridotto la capacità di spesa.
Il risultato è che anche famiglie con un bilancio precedentemente solido oggi possono incontrare difficoltà a sostenere le spese ordinarie, incluso il pagamento dell’affitto. La morosità diventa quindi il riflesso di un contesto economico più ampio che mette sotto pressione sia inquilini sia proprietari.
Confronto internazionale
Rispetto ad altri paesi europei, i proprietari italiani risultano meno tutelati. I dati OECD mostrano che in Italia il tasso di sfratti fisici realmente eseguiti si colloca fra lo 0,6% e lo 0,8% delle famiglie in affitto, una delle percentuali più alte in Europa. In Germania, invece, la quota di sfratti avviati è intorno allo 0,3% delle famiglie in affitto (OECD).
Anche sul fronte dei tempi e dei costi emergono differenze significative. A Colonia, un procedimento di sfratto per morosità può concludersi in 4-8 mesi nei casi ordinari, mentre in Italia la durata media varia dai 6 ai 12 mesi e può estendersi fino a oltre 24 mesi in presenza di opposizioni. In Germania, i costi iniziali stimati per una causa standard si aggirano intorno ai 1.700-1.800 euro per un affitto di 500 euro mensili, mentre in Italia le spese legali e procedurali superano spesso i 5.000 euro.
Questo gap evidenzia come il mercato delle locazioni italiano sia più fragile e meno attrattivo rispetto ad altri contesti europei. Non sorprende quindi che sempre più proprietari cerchino forme di tutela aggiuntiva per proteggersi dal rischio di morosità, affidandosi a soluzioni innovative che possano garantire continuità nei pagamenti.
Conclusione
La morosità negli affitti non è un episodio isolato, ma un fenomeno strutturale del mercato italiano. I dati ufficiali mostrano che oltre un inquilino su dieci è in arretrato con il pagamento del canone e che le procedure di recupero sono lunghe, costose e spesso destinate a rientri solo parziali. A questo si aggiunge un contesto economico che erode il potere d’acquisto delle famiglie e rende il rischio di morosità trasversale, anche per inquilini considerati affidabili.
Oltre alle perdite immediate, i proprietari devono affrontare conseguenze che raramente trovano spazio nelle statistiche ufficiali: mesi di sfitto dopo uno sfratto, difficoltà oggettive nel selezionare inquilini affidabili in assenza di strumenti di scoring diffusi, stress e tempo perso in pratiche burocratiche e contenziosi. Tutti elementi che incidono sulla redditività complessiva e sulla serenità dei piccoli e medi locatori.
Di fronte a questo scenario, non sorprende che sempre più proprietari cerchino soluzioni di tutela per proteggersi dal rischio di morosità e garantire continuità nei flussi di cassa.